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Non in azienda, ma a palazzo: l’originale vinificazione di Montepulciano

Si continua a vinificare il vino nelle cantine di un antico palazzo, seguendo una tradizione nata per necessità: proteggere il prezioso prodotto da razzie

La vendemmia in casa Contucci è un rito che si ripete da secoli, e si chiude in bellezza in un luogo d’eccezione: nel palazzo disegnato dal San Gallo più di 500 anni di fa. Si vinifica ancora qui, di fronte alla piazza principale di Montepulciano, facendo di secolare necessità di sicurezza una buona abitudine. Inutile sottolinearlo, il contesto è antichissimo. Basti pensare che cantine sottostanti erano preesistenti al palazzo, appoggiate ad una precedente cinta muraria: presumibilmente, risalgono al XII secolo. Con questo retaggio è inevitabile mantenere una tradizione dispendiosa pur venendo le ragioni, ovvero i frequenti saccheggi, che costrinsero a trasformare e conservare il prezioso vino all’interno delle mura cittadine. 

Piazza Grande a Montepulciano
Piazza Grande a Montepulciano - Credit: Francesco Carovillano/SIME

Alamanno Contucci è l’unico che continua a farlo, con il sostegno dei figli, come avviene da almeno 43 generazioni: i documenti finora trovati testimoniano una continuità nel territorio di questa nobile famiglia che risale all’anno mille. Certamente i Contucci coltivavano la vite almeno nel Rinascimento (ma sicuramente assai prima), attività che fu apprezzata anche in seguito, contribuendo a definire quello che oggi chiamiamo “Nobile”. Un documento del 1773 attestava la produzione di «… un vino ottenuto con le uve nobili destinato alle mense dei nobili»

Ancora oggi, il “decano” Alamanno è il primo ad aprire la porta dell’ufficio, l’ultimo ad andarsene. Voleva fare l’ambasciatore, ma il richiamo di famiglia è stato troppo forte. È il garante di una gestione tutta improntata sulla semplicità, nella convinzione che il buon vino nasca sopratutto in vigna, e non in cantina. I grappoli vengono portati come reliquie, dentro piccole cassette nelle viscere del palazzo, in un continuo passaggio che incuriosisce i passanti. Il ruolo della pigiadiraspatrice e dei tini di acciaio avviene con naturalezza, come la fermentazione. L’affinamento è lasciato  a botti tradizionali, ignorando volutamente le barrique, mentre gli strumenti meccanici sono ridotti all’essenziale. 

Le bottiglie, appena riempite, vengono messe a riposare una sull’altra come dopo ogni parto doloroso, ma felice. Ecco, la cura estrema per il prodotto è forse il vero patrimonio ereditato da una famiglia che continua a occuparsi a tempo pieno di agricoltura, con varie produzioni oltre al vino. La loro cantina è solo una delle tante, e tutte meritano una visita per la loro suggestione, che va al di là della mera funzione.

Questo patrimonio è la peculiarità di Montepulciano. Per scoprire, prenotare visite guidate o degustazioni, ci si può rivolgere a: www.valdichianaliving.it

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